I Fondatori...
Alessandro e Raimondo di Sangro; i realizzatori della Cappella Sansevero
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Monumento ad Alessandro di Sangro, patriarca di Alessandria - Ignoto, meta' del XVII sec.
LA FAMIGLIA D'ORIGINE
I conti dei Marsi e di Sangro vantavano, come si puo' evincere dal loro stemma, una discendenza borgognona dallo stesso Carlo Magno.
Inoltre la famiglia dei Sangro era molto legata al potente Ordine Benedettino, ed aveva avuto nei suoi ranghi, oltre ad abati ed altissimi prelati, anche i santi Oderisio, Bernardo e Rosalia e ben 4 Papi erano stati loro parenti.
Innocenzo III (1198-1216), Gregorio IX (1227-1241), Paolo IV Carafa (1555-1559) e Benedetto XIII (1724-1730).
ALESSANDRO di SANGRO
Il Monumento ad Alessandro di Sangro, inserito in una nicchia alla sinistra dell'altare, ritrae il patriarca di Alessandria e arcivescovo di Benevento, figlio del primo principe di Sansevero Giovan Francesco di Sangro. Dubbia e' la paternita' dell'opera: l'impianto decorativo rimanda all'ambiente e al gusto fanzaghiani e, in base ad alcune testimonianze documentali, Oderisio de Sangro, storico della famiglia, ha proposto il nome dello scultore vicentino Gian Domenico Monterosso.
Il busto di Alessandro, rappresentato in vesti prelatizie, appare stilizzato; piu' riuscita la decorazione, con le agili colonne sormontate da capitelli compositi e i due angioletti adagiati sull'architrave. La lapide, dettata nel 1652 dal pronipote Giovan Francesco di Sangro, quinto principe di Sansevero, esalta la brillante carriera ecclesiastica del patriarca. Alessandro fu colui che – come ricorda l'iscrizione posta sull'ingresso principale della Cappella Sansevero – ricostrui' gia' nel 1590 dalle fondamenta e amplio' la “picciola cappella" voluta dal padre, facendovi celebrare una prima messa nel 1608 e destinando tale luogo a estrema dimora per se' e i propri discendenti.
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Immagine del Principe di Sangro, uomo eccletico per ingegno e maestria che nel 1744 inizio' quello che oggi possiamo definire il suo capolavoro principale e cioe' il restauro e la risistemazione della Cappella familiare, oggi nota in tutto il mondo come “Cappella Sansevero" per la qual cosa chiamo' i piu' grandi (e costosi) artisti dell'epoca come vedremo in seguito.
BIOGRAFIA DEL PRINCIPE RAIMONDO
A causa della morte di sua madre, dopo poco nato, ne portera' per sempre nel suo cuore un grosso dispiacere e rancore che, evidenziera' con l'opera a lei dedicata: LA PUDICIZIA. Mentre un padre cosi' scapestrato fece poi vivere al ragazzo un'infanzia un po' disorientata con i nonni paterni che a 10 anni lo mandarono a studiare dai Gesuiti a Roma dove brillo' negli studi ed acquisi' una grande cultura di cui pote' far sfoggio quando, tornato a Napoli, primeggio' tra i Nobili dell'epoca che erano molto poco inclini al sapere ed alla cultura.
Ma le sue non furono solo conoscenze scolastiche in quanto si estesero anche ad altre discipline (eclettico inventore, anatomista, chimico, alchimista, anatomista) ed alle lingue antiche (sanscrito, aramaico, siriaco, greco antico, latino) e straniere (tedesco).
Gia' da studente mostro' le sue capacita' inventive. Infatti quando per uno spettacolo a scuola bisognava smontare presto il palco per consentire un successivo spettacolo equestre supero' “primi Ingegneri e valentuomini" creando un palco che “coll'aiuto di alcuni argani e di alcune nascoste rote" spariva in breve tempo.
Tornato all'eta' di 20 anni a Napoli, divenuta sede principale della famiglia, gia' con il titolo di VII° Principe di Sansevero, per la morte del nonno Alessandro, sposo' per procura la giovanissima cugina Carlotta Gaetani residente nelle Fiandre che conobbe pero' solo 6 anni dopo a causa delle continue guerre di quegli anni.
Per le sue conoscenze dell'arte militare divenne Colonnello del Reggimento Capitanata e nel 1744 mostro' il suo valore nella Battaglia di Velletri contro gli Austriaci dove inventando un cannoncino piu' leggero e dalla gittata piu' potente della allora usata bombarda diede una mano determinante alla vittoria borbonica.
Nel frattempo scriveva libri, che editava egli stesso nella tipografia che aveva fatto costruire negli scantinati del suo palazzo, frequentava le migliori Accademie letterarie e culturali dell'epoca ed approfondiva studi, ricerche ed esperimenti in materia chimica ed alchemica.
I suoi libri di chiaro stampo massonico venivano spesso censurati dalle Autorita' ecclesiastiche mentre la sua tipografia stampava libri di vario genere che nessuno pensava di pubblicare in Italia.
DISSERO DEL PRINCIPE DI SANSEVERO
Ecco cosa disse di lui Benedetto Croce:
“Ammazzo' sette cardinali e con le loro ossa costrui' sette seggiole, mentre con la pelle, opportunamente conciata, ricopri' i sedili" - Benedetto Croce - Storie e leggende napoletane -.
Per la gente del luogo era invece una specie di stregone ed ancora secoli dopo, al solo nominarlo, molti si facevano il segno della croce.
Wikipedia pero' lo definisce cosi' . . . semplicemente
“Raimondo di Sangro (Torremaggiore 30.01.1710 – Napoli 22.3.1771) fu il VII principe di San Severo e studioso napoletano".
IL SUO CAPOLAVORO
Nel 1744 il Principe inizio' quello che oggi possiamo definire il suo capolavoro principale e cioe' il restauro e la risistemazione della Cappella familiare, oggi nota in tutto il mondo come “Cappella Sansevero" per la qual cosa chiamo' i piu' grandi (e costosi) artisti dell'epoca come vedremo in seguito.
Sempre nel 1744 si iscrisse alla Massoneria ed in breve scalo' tutti i gradini della Loggia Napoletana divenendone il Gran Maestro.
Questi sono pero' anche gli anni un cui, per impulso del Re Carlo III di Borbone, avvengono grandi scoperte archeologiche nelle aree soprattutto di Pompei, Ercolano e Paestum.
Scoperte che per la loro straordinarieta' rafforzarono negli adepti della Loggia le loro convinzioni esoteriche.
Ma Re Carlo III, suo amico, nel 1759 fu chiamato a regnare sulla Spagna per la morte del fratello maggiore e lascio' cosi' il Regno delle due Sicilie al giovane ed inesperto Re Ferdinando IV.
Bernardo Tanucci
Su consiglio del Ministro della Real Casa (e suo nemico), Bernardo Tanucci, lo fece arrestare perche' aveva affittato delle stanze del suo palazzo ad una bisca per pagare i debiti contratti con gli artisti e le maestranze che lavoravano per la Cappella.
Dopo qualche mese pero' per le sue importanti ed aristocratiche amicizie fu liberato.
Allora il Principe, per risolvere una volta per tutte i problemi economici, fece sposare il primogenito Vincenzo di Sangro con la principessa Gaetana Mirelli di ricca famiglia che gli porto' una considerevole dote che, non solo gli consenti' di non aver piu' debiti, ma anche di continuare l'opera di completamento di quella che possiamo definire . . . la ragione della sua vita . . ..
I suoi ultimi anni li passo', oltre che nella cura della Cappella, suo amato gioiello, anche a studiare, a fare esperimenti ed ad inventare come vedremo piu' avanti.
Mori' nel 1771.
La piu' importante opera del Principe Raimondo de Sangro e' certamente questa Cappella da lui abbellita ed arricchita da eccezionali opere d'arte.
Invenzioni di Raimondo di Sangro
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L'elegante carrozza marittima mentre solca le onde di gran carriera, con tanto di cavalli e cocchiere.
Rinomato come scienziato e sperimentatore, nel corso della sua vita Raimondo di Sangro diede la luce a numerose invenzioni, con cui spesso di dilettava a stupire i propri contemporanei. Molte di esse sono andate perdute, anche perche' il Principe non amava descrivere i dettagli delle sue creazioni, ma sono ricordate in testi settecenteschi o attraverso gli scambi epistolari tra Raimondo e i suoi amici.
Tra le invenzioni piu' famose e' possibile citare:
Il
Palco Pieghevole, realizzato per una esibizione nel cortile del Collegio Romano dei Gesuiti dove Raimondo, ancora diciannovenne, stava studiando nel 1729;
Il
Lume Perpetuo (o lampada eterna), una lampada in grado di bruciare per tre mesi senza consumarsi. Sebbene l'opera non fu mai vista da alcun testimone, Raimondo la descrive accuratamente in una lettera mandata all'amico Giovanni Giraldi;
La
Carrozza Anfibia o Marittima; una carrozza che poteva essere utilizzata normalmente per cicolare lungo le strade con cavalli veri e che all'uopo venivano sostutiti con cavalli in sughero e le ruote che tramite un sistema meccanico diventavano delle pale circolari a forma di ruote (veicolo ritratto in una stampa d'epoca tuttora esistente, perfettamente simile alla carrozza terrestre), azionate da personale nascosto, in grado di navigare, grazie alla quale stupi' i suoi concittadini nel 1770 solcando le acque del Golfo di Napoli senza bisogno di remi o vele;
Una
Macchina Idraulica, con la quale sarebbe stato possibile far arrivare l'acqua a notevoli altezze senza l'aiuto di animali;
La
Cura dei Tumori; singolare e' che certe terapie oncologiche attuali includano la somministrazione di sostanze medicamentose ricavate dalla ‘vinca rosea', il che attesta come la cura proposta dal di Sangro secoli or sono fosse certo avveniristica, ma evidentemente non cosi' assurda;
Un
Cannoncino da Campagna (realizzato in metallo leggero, in sostituzione del bronzo che, allora veniva comunemente impiegato) che consenti' la vittoria dei Borbone contro gli Austriaci a Velletri nel 1744;
Un
Archibugio (fucile a retrocarica, fabbricato a canna unica, in grado di sparare a polvere o «a vento», come allora si chiamava l'aria compressa);
Le
Gemme Artificiali, praticamente indistinguibili dalle vere pietre preziose;
Una
Mantella Impermeabile, difatti dall'epoca greco romana sino alla fine del Rinascimento, gli uomini tentarono di rendere impermeabili dall'acqua i loro indumenti spalmandoli di varie sostanze quali oli vegetali, gelatine animali e cere; nel diciassettesimo secolo, in Lombardia, per ripararsi dalla pioggia e dalla spessa umidita' delle nebbie era estremamente diffuso il “sanrocchino", un mantello di tela cerata ispirato come forma a quello classico dell'iconografia di San Rocco. Ma fu solo nel XVIII secolo che, attraverso l'impiego di stoffe solitamente bollite o spruzzate con altri materiali quali caucciu', guttaperca, paraffina, polvere di sughero e persino vernici da barca, si tento' di inventare seriamente dei soprabiti che si potessero chiamare “impermeabili" (dal latino “in-permeabilis", che non puo' essere attraversato) a tutti gli effetti. Cosi' verso la meta' del Settecento, il settimo principe di Sansevero, Raimondo di Sangro regalo' al Re di Napoli Carlo di Borbone una mantella impermeabile di sua invenzione affinche' potesse proteggersi dalla pioggia durante le battute di caccia. Come avesse trattato la stoffa della mantella rimase pero' un segreto, anche se qualcuno sussurra che avesse preso ispirazione dalle rozze e pesantissime cappe di tela cerata usate dai pescatori dei mari del Nord.
I
Fuochi d'Artificio : si interesso' di pirotecnica per realizzare fuochi d'artificio policromatici, cosa che ad allora era una assoluta novita';
La
Carta Ignifuga alla quale vi lavoro' creando un prototipo di carta ignifuga (un misto di lana e di seta, con la proprieta' di non prendere fuoco);
La
Stampa Simultanea a Piu' Colori: avendo creato un laboratorio tipografico nel palazzo di famiglia era riuscito a scoprire (come descrive una fonte settecentesca) «un nuovo modo d'imprimere a una sola tirata di torchio, e a un medesimo tempo, qualsivoglia figura si' d'uomini, come di fiori, e d'ogni altra cosa variamente colorita».